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DISTANZE

Dopo ricerche procedurali e materiche, sulle “Traslazioni ” di espressioni pittoriche, ottenute mediante l'uso di carte veline inumidite e trascoloranti che emulavano componimenti astratto-informali, l’artista avvia un nuovo ciclo non senza svolte.
Il punto d'arrivo, invero solo tappa di un percorso tutto da seguire, è data da una sorta di sincretismo tra le provate esperienze e il linguaggio iconico; ovvero una riconversione coerente dello sviluppo creativo che tralascia quanto ha caratterizzato sin qui la produzione ora abbinata a certo recupero figurale. Talune motivazioni senza dubbio affiorano da urgenze direttamente confrontabili con i trend attuali della cultura visiva contemporanea. Talaltre dall'esigenza di misurarsi con più chiare poetiche ispirate alla propria presenza di uomo calato nel contesto sociale.
Le carte veline continuano a sovrapporsi sui supporti in tavola, dal cui fondo-ed è la sua novità-emergono, sino a riempire l’interezza della superficie, svariati volti, disegnati e dipinti a olio o acrilico. E’ un ritorno all’immagine di atti istantanei, fermati in piani ravvicinati. Le forme sottostanti non riescono immediatamente distiguibili da un punto di vista percettivo; quasi che le carte colorate velassero per quanto possibile i soggetti, come superficie epidermica o vetrata colorata o tendina trasparente frapposte al riguardante. Più di una volta le indagini di Cosimo Epicoco accennano esperienze attinenti il percorso soggettivo didattico-pedagogico, vissuto in quotidiano contatto con soggetti disabili affetti da cerebropatie o down. Ognuno dei ritratti estrapolati dall’artista si affaccia dai singoli riquadri, come se si trovasse entro spazi teatrali; compie atteggiamenti straniati, gesti apparrentemente insignificanti o espressioni anomale.
Il “regista” li ha resi attori protagonisti, capaci di rivelare cariche comunicative ed energia emotiva insospettabili. Improvvise stesure di colore evocativo contagiano le omogenee tonalità delle veline, per sottolineare i particolari caratteri espressivi assunti dagli sguardi penetranti, dai movimenti della bocca schiusa, dalle mosse incontrollate delle mani. In una società preoccupata di apparire “sani e belli”, l'artista si rivolge all’essenza comportamentale delle persone e della loro vita che oltrepassa le dimensioni della normalità accetta. E di una umanità lontana, dai valori inesprimibili nel racconto verbale o nella scrittura, l’arte scopre la singolare estetica, screditata e disdicevole, sottomessa e segreta, di “diversi da chi ”.
(Nota critica a cura di Massimo Guastella)

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