“The emotions are MINE”
Le emozioni mi appartengono. Le emozioni sono esplosioni. Dell’io.
Un percorso viscerale che diviene tangibile ed esplorabile attraverso i tratti materici del colore.
Si parte dal rosso, fondo liquido e pulsante in cui fluttua l’“Io” e dal quale "puoi bere le immagini con i tuoi occhi". L’occhio diviene, appunto, il frammento corporeo immerso in un’apneica ricerca nelle profondità umane che dal fondo rimanda al vissuto emotivo, ovvero, se riemerso, ossigeno, respiro, rinascita. Un vero e proprio aforisma sulla condizione dell’uomo oggi, in cui diventa sostanziale la differenza tra guardare e vedere. Il “vedere” appartiene alla mente e al cuore. Il “guardare” ci rende invece prigionieri di categorie ideologiche omologate (opera: I look – I see).
La volontà di “vedere”, quindi, di attivare il cuore per trasmettere energia, in una società ormai liquefatta e disumanizzata, risulta sempre più difficile....e così un interruttore ad un cuore da azionare diviene il segno inequivocabile del dualismo umano, metafora di un contemporaneo in cui spesso le emozioni sono poste in standby (opera: Stanby) o nel quale il tasto off spegne addirittura il lume dell’umano e con lui la sua ragion d’essere. Ciò accade quando, al servizio di un dio in terra, si contamina, si annienta, si sacrifica senza precedenti il futuro per un presente precario e disumano, riducendo il tempo alla caducità dell’attimo e compromettendo il domani. Così l’ultima lucciola, l’ultimo watt, premonitore apocalittico di uno spreco senza limiti, vuole restituire all’umano il suo tempo quando si prende coscienza che si è arrivati al buio fondo delle nostre qualità (opera: L’ultimo watt). Un fondo occulto dal pessimo sapore.
Da qui l’icona di un corpo livido, contaminato dalla presunta purezza del bianco-latte, che nell’intento di assaporare con voracità, diviene simbolo dell’uomo avido di sapere, piegato a logiche consumistiche nelle quali il tentativo di omologazione invade le papille gustative, appiattisce sapori e conoscenza agli schemi di produzione e consumo. Prima beviamo, poi forse sappiamo. Sapere però non ci rende più liberi di chi ignora, ma schiavi di una conoscenza che ha in sé un pessimo sapore. Ignorare il fondo è accettare senza sapere, ma sapere cosa può esserci nella "conoscenza del fondo” non ci rende liberi dalla scelta, se non al prezzo di un contenitore nuovo (opera: Il fondo un pessimo sapore).
Questo percorso artistico-emozionale, come detto, prende vita da un rosso fluido dal quale emergono dettagli corporei dell’io e conclude invece la sua ricerca in un rosso solido, da immergere. Una barca. Fatta di carta e calata in un mare di incertezze e spesso di fango, con l’istinto maestro a ribellarsi alle stranezze del vento.... fragile souvenir da un viaggio nel destino dell’uomo, in balia degli eventi....dalla politica infangata e corrotta, all'economia manipolata e alle falsità dei media. Una piccola barca rossa fatta con un foglio di giornale segnato da quelle notizie che spesso segnano le rotte umane (opera: Souvenir).