L'uomo ha sempre più la pretesa di creare la sua realtà, manipolando il proprio ambiente naturale, non convivendo con questo destino ma dominandolo, violentandolo. Crea così un mondo falso nel quale vivere che diventa la follia stessa dell'uomo contemporaneo.
Oggi il paradigma di Lavoisier “In natura nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” in chiave post-moderna diviene, da legge della scienza, un possibile artefatto della co-scienza umana che ne recupera la sua essenza come desiderio di ri-nascita. Allo stesso modo in cui Pinocchio rappresenta la materia prima di una storia creativa, che da legno prende vita. Oggi Pinocchio è quindi testimonianza e frutto di un desiderio negato dalla sovrabbondanza di merci in serie.
La società degli scarti, che sconta il prezzo di una inequivocabile creatività negata, è sopraffatta dall’acquisto ossessivo del superfluo e dal non ri-utilizzo del rifiuto. Più si consuma è più si diventa schiavi di un’identità cucita su misura da un impalpabile bisogno che corrode e logora anestetizzando ogni desiderio di ricreare ciò che, dal principio, è scarto da accumulo. Pinocchio rinasce dal vomito di rifiuto rigettato da madre-terra come materia finale e non come desiderio iniziale, sintesi di un processo degenerativo e auto-distruttivo. Pinocchio così fatto è il frutto di se stesso ormai orfano di un padre divorato da tempo da un pescecane dai denti serrati.
Pinocchio è stato realizzato dal riciclo di parti ultime (30 buste IKEA, tavole di scarto, colla e carta) di un processo produttivo che comunemente rimane dopo un acquisto, ossia la sua confezione, che in maniera virulenta contagia ambiente e coscienza. (Cosimo Epicoco)